CONSIDERAZIONI SULLA DIPENDENZA AFFETTIVA

CONSIDERAZIONI SULLA DIPENDENZA AFFETTIVA

(dedicato ad una persona speciale)

Tra i miei primi blog non può mancare il trattamento della dipendenza affettiva. Sono tante le amiche e tanti gli amici che hanno avuto a che fare con questo tema come direttamente interessate/i o partner di persone che ne soffrivano. Sono molti anche i pazienti, devo dire più donne, che incontro in studio. I dati indicano ancora che sono maggiormente le donne a soffrirne ma gli uomini non sono affatto esenti.

La dipendenza affettiva viene classificata tra le “New Addiction” tra cui ricordiamo la dipendenza da internet, il gioco d’azzardo patologico, lo shopping compulsivo ecc. ecc.

Dipendenza affettiva si può riassumere come l’incatenarsi all’altro perdendo di vista se stessi e soffocando la propria individualità.

Non vuole essere esaustivo il mio intervento in quanto il tema è molto complesso e mi piacerebbe trattarlo via via in futuro nei suoi vari aspetti.

Quello che sembra centrale è che la persona dipendente affettiva, quando si mette in una relazione, finisce per convogliare tutte le energie e tutti i suoi interessi sull’altro arrivando ad un bisogno compulsivo dell’altro; il suo tempo è speso per il partner e i suoi pensieri lo stesso. Spesso viene ridotta la rete relazionale intorno e si arriva ad esercitare un notevole controllo sulla vita dell’altro col rischio di mettere numerosi vincoli alla libertà e autonomia di esso.

Vorrei sottolineare che una certa dose di dipendenza dall’altro non solo è funzionale alla nascita della relazione d’amore ma è fondamentale in tutte le relazioni umane a dispetto del tanto esaltato mito dell’indipendenza che a mio avviso è una grossa “bufala”.

Quando però l’altro diventa il centro della propria esistenza, quando i bisogni dell’altro vanno in primo piano offuscando i propri e quando il desiderio dell’altro lascia posto soltanto al bisogno di esso come fosse qualcosa di primaria importanza per la propria sopravvivenza, questo diventa molto problematico e veicolo di profonda sofferenza.

Quello che succede è che senza l’altro la propria vita perde valore anche nel caso in cui si tratta di una presenza tossica perché violento, trascurante ecc.

Scelgo l’esperienza di una mia paziente che ho avuto in carico molti anni fa.

Era una giovane donna, molto attraente e intelligente e con un’ottima posizione lavorativa. Ricordo che diceva continuamente di sentirsi scomparire se c’era minaccia di abbandono del proprio partner. Era angosciata di fronte al vuoto che sentiva senza di lui come se la sua vita perdesse importanza e non valesse la pena vivere se non accanto a lui; si sentiva inadeguata, sentiva come di perdere la bussola dei propri bisogni e senza la guida del compagno non sapeva più neanche cosa le piacesse mangiare o fare nel tempo libero. Gli hobbies erano sempre stati quelli del suo compagno, la musica preferita lo stesso, così come la scelta del cibo o del look con cui si presentava al mondo. La donna riferiva di aver avuto relazioni in cui l’altro aveva sempre delle caratteristiche che ai suoi occhi erano incantevoli e quindi da ammirare e mettere sul piedistallo. Queste caratteristiche potevano essere il successo lavorativo, oppure essere un artista di qualche tipo, oppure la bellezza fisica; l’espressione da lei utilizzata era che accanto a quella persona specifica si sentiva “brillare di luce altrui” e senza quella luce c’era posto solo per il buio più nero. Se avesse ottenuto l’amore di quella persona avrebbe acquistato valore ma senza quell’amore…restava il sentimento di sentirsi piccola e insignificante, senza alcun valore e senza alcuna risorsa. Di certo non teneva alcun conto delle conquiste fatte nella sua vita o dei riconoscimenti lavorativi.

Che ferita può esserci quando non ci si sente amabili?

Una riflessione a parte merita il sentimento di abbandono, i vissuti di trascuratezza fisica ed emotiva che hanno caratterizzato molto spesso le esperienze precoci di queste persone gettando le basi alla convinzione radicata di non essere degni di amore e di non avere valore.

Eppure come esseri umani siamo imprescindibilmente esseri “amabili”!