COVID-19 E INFODEMIA

COVID-19 E INFODEMIA

Ho a lungo riflettuto su quale potesse essere il mio argomento di apertura circa l’emergenza sanitaria dato che gli aspetti interessanti dal mio punto di vista di psicoterapeuta sono tanti e tutti destano grande preoccupazione e urgenza di trattamento da parte delle Istituzioni e del Governo.

Voglio però trattare di un argomento che non è più allarmante di altri ma allo stesso tempo molto pericoloso nell’incremento dei vissuti già fortemente ansiosi delle persone.

Avete sicuramente sentito parlare di “infodemia”, termine proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che sta ad indicare una “circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili” (dizionario Treccani).

Insieme alla pandemia arriva insomma una epidemia delle informazioni che ha avuto e può avere effetti disastrosi nel comportamento di contrasto alla pandemia ma anche, non meno grave, nell’aumentare il senso di smarrimento, confusione e stress/ansia.

Quello che succede è che la realtà viene deformata, le verità scientifiche vengono manipolate e vengono elaborate teorie sensazionali senza alcun fondamento logico.

Le “fake news” trovano terreno fertile nell’angoscia e nella paura, forniscono risposte facili a problemi complessi e tutte le informazioni, attendibili e non, si espandono in misura incontrollabile attraverso le tecnologie digitali di comunicazione dei social media. Queste informazioni direzionano le aspettative dell’opinione pubblica, amplificano i pregiudizi e agganciano la parte emotiva di ognuno di noi a discapito di quella razionale. Le fake news prendono piede perché utilizzano diversi fondamenti della comunicazione e della percezione. Molto spesso è proprio l’informazione più assurda e fascinosa che si diffonde di più sfruttando l’accettazione acritica di molte persone.

Ricordiamo soltanto una piccolissima parte delle informazioni che hanno girato e che hanno avuto forte presa sull’opinione pubblica: i famosi gargarismi con la candeggina; la correlazione tra virus e rete 5G; i vari farmaci che dovevano essere magici guaritori; oppure inizialmente il divario degli scienziati stessi creato tra chi diceva che la situazione era molto grave e chi paragonava il covid-19 a poco più di una comune influenza.

La metodologia scientifica deve essere ben chiara nella comunicazione altrimenti c’è il rischio di confusione e perdita di credibilità. Quindi diventa fondamentale evidenziare la mancanza di evidenze disponibili laddove effettivamente non ci sono. Una volta costituiti dei preconcetti  è davvero difficile disconfermarli pur avendo in possesso dati scientifici.

All’aumentare dell’incertezza è corrisposto un aumento degli interventi sulle varie piattaforme e la loro azione polarizzante sulla popolazione.

Se le piattaforme social favoriscono lo scambio di informazioni, bisogna fare molta attenzione a cosa andrebbe condiviso e cosa no, bisogna fare attenzione all’immediatezza della condivisione e al bisogno psicologico di avere delle risposte.

Occorre un’informazione che sia chiara e divulgativa, come in TV e sul web, ma anche documentata, attendibile e funzionale.

E allora io mi chiedo se questo dramma venga preso sul serio, il dramma circa i gravi effetti della infodemia sugli individui e mi chiedo se oltre combattere le fake news ci sia altro da fare; mi chiedo se si possa informare senza terrore e se sia possibile coniugare in qualche modo metodo scientifico e comunicazione sui social e sui media???

Intanto attenzione sì alla diffusione del virus ma anche attenzione a sovraesporsi alle notizie e alla scelta delle fonti!

* (riflessioni che prendono spunto dal quotidianosanità.it in un articolo del 6 aprile 2021)